Per “biancomangiare” oggi si intende comunemente un piatto dolce e delicato tipico di tre regioni italiane: la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Sicilia. In Val d’Aosta si chiama “blanc manger” (denuncia la derivazione francese) e se ne conoscono due versioni, una con latte di mandorle e l’altra con latte di mucca. In Sardegna il dolce è chiamato “menjar blanc”, a base di crema di latte addensata con amido e scorza di limone (ma pare che la derivazione sia catalana). In Sicilia, infine, il biancomangiare è una crema preparata con mandorle tritate, zucchero, amido, buccia di limone, cannella, messa a raffreddare in forme di terracotta. Giunto nell’isola forse nell’XI secolo, il dolce (di probabile derivazione araba) era tipico della contea di Modica nel ragusano.
Nel medioevo il biancomangiare non era necessariamente un dolce, ma una preparazione basata sulle presunte qualità del colore bianco, simbolo religioso di purezza. Destinate alle classi superiori, le varie ricette prendevano il nome dal colore degli ingredienti che prevalevano nella sua elaborazione, come petto di pollo, latte, mandorle, riso, zucchero, lardo, zenzero bianco. Nel Liber de coquina (XIV sec.), primo ricettario in volgare, il biancomangiare risulta confezionato con petti di pollo, farina di riso stemperata in latte di capra o di mandorle, il tutto messo a bollire a fuoco lento con zucchero in polvere e lardo bianco sciolto, fino a raggiungere una certa densità (per la Quaresima si escludeva il lardo).