
Il commissario Jules Maigret, nato dalla penna prolifica di Simenon, è un accanito fumatore di pipa, un discreto bevitore (soprattutto birra, beaujoulais e calvados) e un eccellente buongustaio. Tra le sue pietanze preferite ricordiamo il cassoulet (fagioli bianchi e carne d’oca o maiale o agnello, cotti in casseruola), la tripes à la mode de Caen (la trippa alla moda di Caen), la soupe à l’oignon (la zuppa di cipolle) e il coq au vin, ovvero il gallo al vino, autentico capolavoro dell’ineffabile Madame Louise Maigret.
Il libro
George Simenon, La vecchia signora di Bayeux, traduzione di Marco Bevilacqua, in La Locanda degli Annegati, Adelphi, 2013
La trama
Maigret si trova temporaneamente a Caen, in Normandia, per riorganizzare il locale ufficio di polizia, quando un’anziana signora dell’alta borghesia della vicina località di Bayeuz muore ospite del nipote a Caen. Sembrerebbe una morte per cause naturali, ma la giovane dama di compagnia della anziana signora, insospettita da alcune incongruenze, decide di confidare i propri timori al commissario Maigret che decide di indagare. L’ambiente chiuso e provinciale della piccola cittadina e le resistenze dei notabili del luogo, preoccupati di non infastidire l’altolocata famiglia della defunta, non scalfiscono minimamente la proverbiale ostinazione del commissario Maigret che, a dispetto delle apparenze e dei certificati medici, riesce a scoprire il delitto, ricostruendone il meccanismo e il movente ed incastrando l’assassino.
Ancora una volta il prolifico scrittore di origine belga, con pochi magistrali tratti di penna traccia suggestivi ritratti psicologici ed evoca con efficacia l’atmosfera grigia e stagnante della provincia francese.