l libro “La monaca” di Simonetta Agnello Horbny, Feltrinelli.
La trama
Il romanzo è ambientato nella Messina del 1839. E’ il 15 agosto e in casa del maresciallo Peppino Padellani di Opiri, fervono i preparativi per la festa dell’Assunzione della Vergine.
La protagonista è Agata, sesta figlia femmina di una nobile famiglia napoletana trasferita a Messina per volontà del re Federico II di Borbone.
Secondo la definizione che ne dà la stessa autrice, Agata è una “monaca eretica”. Dalla rigida educazione e con la testa piena di sogni la ragazza nel corso di tutto il romanzo – tranne che nelle ultime righe dove tutto si sistema per il meglio – sembra sempre in bilico tra la vocazione religiosa e il desiderio di vivere una vita laica e sessualmente appagante con il bel capitano inglese James Garson.
L’ambientazione storica è splendida, la vicenda narrata, complicata e ricca di accadimenti e colpi di scena, rischia di annoiare un po’. Se non vi sarà piaciuto, consolatevi con una ricca porzione di sfincione.
La ricetta: lo sfincione
Lo sfincione (sfinciuni in dialetto siciliano) è un prodotto tipico della gastronomia palermitana. La ricetta è stata inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Il nome sembra derivare dal latino spongia, “spugna” oppure dall’arabo isfanǧ (una frittella di pasta addolcita con il miele). Si tratta di una antica ricetta il cui ingrediente principale è il pane-pizza che deve essere morbido e ben lievitato (simile appunto ad una spugna) condito con una salsa a base di pomodoro, cipolla, acciughe, origano e pezzetti di cacio-cavallo ragusano (un formaggio tipico siciliano).