
Il titolo originale di questo romanzo della scrittrice messicana Laura Esquivel è “Como agua para chocolate“, intraducibile nella lingua italiana.
La traduzione letterale “come acqua per la cioccolata” infatti non significa niente se non si conosce quel modo di dire in lingua spagnola che significa “sentimenti estremi” come quelli provati in un’esplosione di rabbia, passione e sessualità (come quando, appunto, alla cioccolata in punto di ebollizione si aggiunge inavvertitamente dell’acqua).
Il riferimento alla preparazione della cioccolata non è casuale, perché questo è un libro che parla di godimento dei sensi, certo, ma anche del godimento del cibo che, preparato con passione quasi sensuale, diviene metafora di un’inesprimibile comunione erotica.
Il libro
Dolce come il cioccolato, di Laura Esquivel, edizioni italiane di Garzanti, Feltrinelli, Tea; traduzione dallo spagnolo di Silvia Benso.
La trama
Il romanzo è diviso in dodici sezioni intitolate, ciascuno, ad un mese dell’anno. Ogni sezione inizia con una ricetta messicana.
La protagonista, Tita, “nata prematura sopra il tavolo della cucina attirata dagli odori del cibo e piangendo per la presenza della cipolla”, si innamora già adolescente di Pedro, ma non può sposarlo perché, essendo figlia minore, dovrà accudire la dispotica madre nella vecchiaia, seguendo un’antica tradizione messicana.
Pedro sposa la sorella per restare vicino a Tita. Tra i due cognati, perdutamente innamorati e irresistibilmente attratti, nasce una situazione incandescente fino al dramma finale.
Tita sfoga la sua passione nella preparazione del cibo che diffonde, tra quanti se ne nutrono, i sentimenti estremi che la agitano.
Insomma un romanzo di magia, amore, sesso, drammi e tanta buona roba da mangiare.
La ricetta: quaglie in salsa di petali di rosa [1]
Ingredienti:
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12 rose, preferibilmente rosse (per via della passione!)
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12 castagne
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2 cucchiai di burro
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2 cucchiai di fecola di mais
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2 gocce d’essenza di rose
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2 cucchiai di anice
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2 cucchiai di miele
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2 teste d’aglio
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6 quaglie
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1 pithaya rossa
Nota: “pithaya” o “dragonfruit” è un frutto originario del Messico e dell’America centrale e meridionale. Questo frutto è coltivato anche in Cina meridionale e nel sud-est asiatico. Il nome “dragonfruit” è la traduzione del cinese “huolong gu” (frutto del drago) ed è prodotto da una pianta simile al cactus (Hylocereus undatus).
Preparazione:
«Spennare le quaglie, sviscerarle e metterle a friggere. Si leghino le zampe, perché l’uccello conservi una postura graziosa allorché messo a dorare nel burro, con una spolverata di pepe e sale a piacere.
Si stacchino con cura i petali dalle rose, in modo da non pungersi le dita. Una volta sfogliati, si macinano assieme all’anice.
A parte, le castagne si mettono a dorare, sgusciate, e si cuociono in acqua. Dopodiché le si riduce in purea. L’aglio sarà tritato finemente e messo a dorare nel burro; una volta ben fritto gli si aggiunge la purea di castagne, il miele, la pithaya macinata, i petali di rosa, e sale a piacimento. Per addensare un poco la salsa, vi si possono aggiungere due cucchiaiate di fecola di mais. Infine, si passa per un setaccio e vi si aggiungono solo due gocce d’essenza di rose, non di più.
Quando la salsa è ben condita si ritiri dal fuoco. Le quaglie saranno immerse nella salsa per soli dieci minuti, perché se impregnino del suo sapore, dopodiché saranno tolte. Queste si mettono in un vassoio, gli si versa la salsa e si decorano con una rosa intera al centro e con petali ai lati, oppure si possono servire direttamente in un piatto individuale invece di usare il vassoio.»
[1] La traduzione della ricetta, tratta dalla versione originale del libro, è di www.asterischi.it