Una spy story di cappa e spada

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Luther Blisset

Luther Blissett è uno pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di performer, artisti, riviste underground, operatori del virtuale e collettivi di squatter negli anni novanta. Lo pseudonimo apparve per la prima volta in Italia, a Bologna, nel 1994 quando alcuni attivisti culturali iniziarono a usarlo per denunciare la superficialità e la malafede del sistema mass-mediatico. È divenuto celebre con il romanzo Q pubblicato nel 1999. (Voce tratta da Wikipedia)

Siamo nel 1500 circa. Mentre in Turchia i miniaturisti del Maestro Osman sono intenti ad  ammazzarsi coscienziosamente a vicenda, a Venezia “Pietro Perna si lancia nella descrizione del piatto forte della serata: il merluzzo essiccato”.

Il libro:

“Q”, di Luther Blissett, Einaudi

La trama:

“Q” è un personaggio  anonimo, misterioso e sfuggente che si firma con la lettera iniziale dell’Ecclesiaste (in ebraico Qohèlet). “Q” è una spia del Cardinale Carafa (futuro Papa Paolo IV) ed è l’antagonista del Narratore oltre che, simbolicamente, la sua metà negativa.

Il Narratore della vicenda, raccontata in prima persona, rimane anch’egli anonimo, pur acquisendo di volta in volta molteplici identità per sfuggire alle persecuzioni religiose. I due protagonisti, gli unici che non siano personaggi storici, si inseguono senza sosta, ognuno al servizio di un’idea o di un uomo, con conclusivo regolamento dei conti.

Le vicende narrate si svolgono nel ‘500 europeo, secolo in cui al fermento intellettuale e culturale conseguente alla predicazione di Lutero, che apre la contrapposizione violenta tra Riforma luterana e la conseguente Controriforma,  si accompagnano le feroci rivolte contadine guidate dal pastore protestante Thomas Muntzer che terrorizzano i principi tedeschi e il colossale massacro della battaglia di Frankenhausen del 1525. Mentre un misterioso personaggio consiglia al cardinale Pietro Carafa, emissario del Papa e suo futuro successore, di  allearsi con il maggior nemico di Roma per contenere le rivolte popolari.

Il libro, forte di una meticolosa ricostruzione storica, descrive con raccapricciante lucidità un’Europa bruciata dall’eresia e grondante di saccheggi, omicidi, torture e stupri.

Un romanzo in cui la brevità del titolo è inversamente proporzionale al numero di pagine.

Occhio: il 20 giugno 1545, in quel di Venezia, ad ora di cena, Pietro Perna detta al protagonista Narratore la sua ricetta del baccalà alla vicentina. Imperdibile.

La ricetta: baccalà alla vicentina

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Ingredienti:
stoccafisso ammollato (*)
farina
latte
burro
vino bianco
acciughe sminuzzate
sale, pepe nero, cannella, prezzemolo

Preparazione:

 “Ebbene: dopo essere stato lessato il nostro merluzzo viene infarinato, condito di sale, pepe e di una spezia orientale che chiamiamo cannella. Quindi si fa soffriggere burro, aglio e cipolla, no? e dopo un po’ si aggiungono acciughe sminuzzate, prezzemolo trito e vino. Poi quando il vino si asciuga si butta il latte, capito? Si versa tutto quanto sul pesce e si cuoce fino a quando il latte non si ritira. Infine lo si serve squisitamente accompagnato da fette di polenta. Sentite, sentite che meraviglia!” (**)

(*) I vicentini si ostinano a chiamare “baccalà” quello che il resto d’Italia chiama “stoccafisso”.
(**) Tratto dal testo.
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